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  • william

SALUTE PROVERBIALE



Una volta, in tempi non troppo distanti, l’essere umano era parte integrata e integrante della natura di cui conosceva, seppure empiricamente, misure e limiti. E soprattutto ci si fidava, in mancanza d’altro, delle proprie esperienze, che tramandate di generazione in generazione, sotto forma di proverbi costituivano lo scibile popolare. Ancora oggi le categorie più a contatto con l’habitat naturale, contadini, pescatori, montanari, hanno un punto di riferimento nell’antica saggezza e un’intima correlazione con il territorio circostante.

In ogni angolo della terra, la millenaria sapienza dei proverbi investe pressoché tutti gli aspetti della vita quotidiana suggerendo, per ogni situazione, il comportamento da tenere: matrimonio, nascite, relazioni coniugali e commerciali, pregi, difetti, vizi e virtù. Non pretendeva di essere infallibile ma dava un orientamento sufficiente a garantire una certa sicurezza e fiducia nelle proprie azioni e soprattutto, essendo a “misura d’uomo”, era facilmente reperibile e verificabile.

Anche il raggiungimento di una buona condizione fisica, pervenuto fino a noi, ha un suo prontuario, che puntualizza come scegliere medici e medicine.

Schivare il “Medico inesperto cimitero aperto” e preferire quello che ha uno stato fisico provato: “Un medico non è bravo se non fu mai malato”: competenza e maggior comprensione per i mali altrui. I dogmatici della fede ippocratica minacciano: “Chi non obbedisce al medico, obbedirà al becchino”; altri più scettici constatano con amarezza che “Mentre i medici si consultano il paziente muore”. Maliziosi, e per certi versi ingrati, i sofferenti di odontalgie decretano, dopo aver saldato il conto, che “Il dentista mangia con i denti degli altri”. Ancora più inferociti quelli costretti a ricorrere di malavoglia alle sue cure a causa delle bizzarrie del tempo. Perché? Lo afferma il detto: “Quando il tempo è molle, il dente è più folle”.

Qualche indicazione sulle prescrizioni terapeutiche: “Chi ogni tanto si allena al salto della cena, mantiene vispo e snello, il corpo e il cervello”. Versione differente ma medesimo significato “Vuoi campare sano e lesto? mangia poco e cena presto”. E poi gli alimenti da evitare “Grassi e fritture, coliche sicure” o da ingerire: “Se molto vuoi campare, salvia hai da mangiare”; per un risultato simile: “…rape hai da mangiare”. Si consiglia pure tartufo e cardo (fanno l’uomo vegliardo); per la sanità mentale: radici di valeriana, senza dimenticare la vista (anche l’occhio vuole la sua parte!) a cui pare faccia bene la ruta poiché la rende acuta.

Cibi singoli: “Una mela al giorno leva il medico di torno”, “Doglia di testa vuol minestra” o addirittura menu completi:” Dove entrano il sole, la verza, la mela, non entra il medico”.

Abbigliamento da usare in via generale: “Caldo di panni non fece mai danni” o particolare: “Veste di lana tien la pelle sana”.

Sempre ai fini di un costante benessere fisico, validi i piccoli accorgimenti come: ” Aria dietro la schiena nel letto mena” e se afflitti da malessere: “Il letto è già una medicina”. In ogni caso non compiangetevi troppo e non rompete le scatole al prossimo perché il vostro medico potrebbe tuonare: “Chi si lamenta non può guarire!”; e forse ha ragione!

Con una simile enciclopedia, disponibile presso tutti i popoli del globo con sfumature e postille nazionali, provinciali, comunali, (interpreti di tradizioni, usanze e prodotti locali), stupiscono gli assurdi ammaestramenti con cui l’annunciatore televisivo di volta in volta ammiccante, solerte, persuasivo o inquisitorio snocciola ritrovati per diete, abbigliamenti, norme igieniche per campare di più e meglio, a seconda della stagione e del clima.

Non mi si fraintenda: nulla di meglio che acquisire informazioni per migliorare la propria salute. Quando però al telegiornale della sera, dopo il bollettino di catastrofi, ormai purtroppo quotidiane, l’araldo di cosmiche sciagure, si impegna (seriamente!) ad enumerare insegnamenti comportamentali tanto inutili quanto banali, come aumentare l’assunzione di liquidi in estate o coprirsi quando fa freddo, sostenuto da pareri di illustri studiosi, si può andare incontro a inconvenienti pratici che, come tutte le assurdità, sconfinano nel comico.

Non è raro ascoltare il seguace dell’idratazione forzata lamentarsi, dopo essersi abbeverato come un cammello, meravigliarsi (e lamentarsi!) di non riuscire più a dormire per l’obbligatoria, fastidiosa, restituzione dell’eccesso acqueo.

L’equivoco farsesco nasce dall’importanza attribuita al mezzo televisivo che, se da una parte divulga opinioni di massima (come i proverbi) con pontificale sicurezza, dall’altra paralizza qualsiasi certezza, calcolata da ognuno dietro il proprio braccio.

Un feroce dubbio si insinua nella mente umana: è meglio seguire le raccomandazioni del profeta catodico oppure seguire come sempre uno stile di vita misurato che, tutto sommato, ha garantito fino a quel momento un’armoniosa sintonia fra mente e corpo, un equilibrio tra spensieratezza di esistere e preoccupazione di sopravvivere?

In conclusione riportiamo una lettera consegnata dalla Scuola di Salerno al duca di Normandia Roberto II nel 1099 che terminava l’inventario delle prescrizioni con queste parole: “Se ti mancano i medici siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta”.

-William


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