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  • william

Una, cento, mille case (seconda parte)



Spostare per moltiplicare. Non solo una pratica conveniente ma un fattore culturale. La ragione risale nientemeno che alla fine dell’ultima glaciazione (8/10.000 anni fa), quando il livello del mare alzandosi di circa 180 metri, ridisegnò i confini delle terre emerse. Una miriade di isole, prima collegate fra loro e unite al continente asiatico, furono separate definitivamente, trasformando gli abitanti in navigatori.

Iniziò allora una lenta migrazione secondo due direttive principali: verso est e verso nord. Il primo gruppo, sviluppando abili tecniche di costruzione navale e di navigazione, colonizzò le isole del Pacifico; il secondo arretrando verso l’interno risalì il corso dei fiumi Chao Phraya (golfo del Siam), Mekong, Fiume Rosso (Song Hong) dando luogo ad una peculiare civiltà fluviale.Le genti, che abbandonarono la costa per dirigersi verso il continente, mutarono attitudini e abitudini ma non abbandonarono la propria “natura” acquatica, adottando un singolare comportamento anfibio diffuso, con varianti regionali, in tutto il sud-est asiatico: case fatte per navigare e battelli usati come dimore.

Situazione del tutto particolare quella dei cambogiani residenti sul lago Tonlè Sap. Il lago lungo 110 chilometri, grande quasi come l’intero Canton Ticino (2.812 kmq) nella stagione secca, si amplia, nella stagione monsonica, fino 16.000 kmq, sarebbe a dire più della totalità della Svizzera francofona.

La pesca fornisce cibo per circa tre milioni di persone e contribuisce per il 65% al fabbisogno proteico della popolazione cambogiana.

Le abitazioni poggiano su piattaforme galleggianti sulle quali è possibile ricavare degli spazi all’aperto dove coltivare piantine o allevare animali da cortile.

Quando il livello delle acque si abbassa uno o due membri della famiglia si incaricano di trainare la casa-fattoria e ancorarla in zone più profonde.

Se all’interno del perimetro domestico granaglie, riso e pollame garantiscono la sussistenza, all’esterno un’enorme quantità di pesce assicura l’alternativa alimentare e commerciale. Quel che si dice avere prodotti a chilometro zero!

-William


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